Mi avevano detto che non avrei dormito quella notte, che sarei stata agitata. Che avrei immaginato ogni attimo il momento del parto e della prima presentazione ufficiale con i miei pargoli. Che avrei avuto paura, timore. Ci avevo creduto. Mi agito se non trovo quello che voglio nei negozi, figuriamoci se devo partorire due bambini. Eppure...
Momenti che non si dimenticheranno mai...
Ore 6.00
Sento suonare la sveglia. Mi alzo, faccio la doccia. Mi vesto. Scelgo un abito a fiori ed il mio cappottino rosa. Nulla può essere lasciato al caso, soprattutto in giornate come quella di oggi. Saluto i miei genitori (loro si che non hanno dormito stanotte), prendo la valigia ed esco di casa.
Cavoli, tra poche ore guarderemo la vita da una prospettiva diversa.
Ore 7.00
Varco la soglia della Poliambulanza in compagnia di Abe e della mia valigia preparata con cura per il tanto atteso giorno. Mi mostrano la mia camera ed il mio letto (12B, chissà se porterà bene?). Mi dicono di preparami. Fisicamente intendevano, perché psicologicamente lo ero da tempo.
Avevamo scelto la data insieme al ginecologo. Avevamo scelto una data che ci piaceva, una data a cui pure Battisti aveva dedicato una canzone. Una canzone che descrive in un certo modo la nostra storia, la mia e la sua. Non poteva esserci un altro giorno. Ero pronta!
Ore 10.27
Entro in sala parto. Non ho paura. Sono calma. Non è da me, eppure sono tranquillissima. L'anestesista mi spiega la posizione ideale da tenere per farmi la spinale. Mi spiegano tutto quello che devono fare, mi chiedono se ho paura. Tranquilla rispondo di no. Non ho paura dico tra me, voglio solo che i miei bambini stiano bene. Tutto qui.
Iniziano a tagliare. Nessun dolore, nessuna agitazione, incrocio solo le dita come augurio che tutto vada bene. Sento quello che dicono i medici, sento che parlano di canzoni e di musica. Ho subito pensato che era un buon segno. La musica fa parte della mia vita, non potrei vivere senza.
Ore 10.45
Sento schiacciare la pancia. Sento i dottori che dicono "Ecco il primo gemello" e intravedo una testolina. Il cuore batte all'impazzata e mi sento dire "Benvenuto Alessandro!". Non faccio in tempo ad immaginarmelo che stavano già iniziando a tirare fuori l'altro.
Ore 10.46
"Eccola qui anche la piccola Alice!". Ed ecco lì l'altra testolina. Non so spiegare la sensazione. Erano nati. Erano venuti al mondo entrambi. Non li avevo ancora visti però. Volevo vederli subito. Sapevo che dovevano essere prima controllati dal pediatra e visti dal papà. Fortunato lui! Ed io, quando?
Ore 10.55
Un infermiera entra in sala operatoria dicendomi: eccola qui la tua bambina. Ovviamente piange. Ho subito pensato "Si faceva sentire anche in pancia, figuriamoci fuori". Mi presentano un viso minuscolo e una bocca carnosa. La guardo, la annuso. Mi dicono di baciarla. "Posso?" penso tra me. La sfioro appena, ho le labbra che tremano. La portano via un secondo dopo. Ma come, di già?
Tra un minuto entrano con l'altro. Sento "Eccolo qui anche Alessandro. Sta bene. Va tutto bene signora". Mi avvicino con la testa verso di lui, lo guardo. E' cosi piccino e cosi calmo. Non piange come lei, è tranquillissimo. Sfioro la sue guance arrossate e screpolate. Quanto è tenero. Il nostro primogenito. Il nostro Alessandro.
Ore 11.00
Iniziano a ricucirmi. Dicono che è andato tutto bene, mi dicono che sono stata molto brava. Ma io non sono più attenta. Ormai sono concentrata solo sui due visini che mi avevano presentato pochi minuti fa. Mi sembra di vivere in un film. Ho appena dato alla luce i miei due gemellini. Subito penso al pancione che non ci sarà più. Sento già la sua mancanza e da quel momento capisco che si è appena concluso un capitolo per lasciare posto ad un altro, ancora più avventuroso.
Ore 11.45
9 mesi. 9 mesi per prepararsi a portare al mondo due piccoli angeli. 9 mesi per abituarsi all'idea di diventare mamma e di avere davanti una nuova vita. Nessuno si può preparare veramente davanti a ciò che non conosce. Anche se fossero 9 anni.
In 9 mesi più di una volta ho cercato di immaginarmi il momento in cui avrei visto i miei gemellini, di immaginarmi come potevano essere, ma non ci riuscivo. E adesso invece ero proprio lì, davanti a loro. In quella stanza di ospedale avevo davanti agli occhi la mia famiglia. Le miei tre "A": Abe, Alice e Alessandro.
Siamo #Abenifamily
Mi spostano in un altra sala dove mi aspettano i miei tesori. Sono all'interno della termoculla. Li guardo. Lui ancora calmo e tenero, lei con la sua super boccuccia rossa le sta urlando nell'orecchio. Lui si gira dall'altra parte (probabilmente per paura di perdere l'udito). Lei non contenta e da vera dispettosa gli tira giù la cuffietta coprendogli gli occhi. E' una scena cosi divertente. Dai primi attimi della vita abbiamo capito chi comanderà tra i due.
Li guardiamo senza togliergli gli occhi di dosso e da quel momento inizia la raffica dei video e delle innumerevoli foto. Saranno le prime di una lunghissima serie.
Cavoli, ci siamo per davvero. Siamo dei genitori. E quei due esseri così minuti davanti a noi sono i nostri figli.
Cavoli, ci siamo per davvero. Siamo dei genitori. E quei due esseri così minuti davanti a noi sono i nostri figli.
Da un mese esatto, siamo in quattro.
Siamo una famiglia.
Siamo #Abenifamily!
Siamo una famiglia.
Siamo #Abenifamily!
via : http://eniwherefashion.blogspot.com/
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